di Lorenzo Bagnoli
E’ ormai assodato che la ricchezza di un territorio sia definita dalla sua capacità di rinnovarsi attivando i propri spazi per costruire reti e risorse, occasioni di crescita culturale, sociale ed economica. Con oltre sei milioni di edifici inutilizzati, in Italia è presente un patrimonio edilizio che rappresenta una difficile sfida ma anche una straordinaria opportunità di rigenerazione per molte aree del paese.
Il crescente numero di spazi deriva principalmente da processi di deindustrializzazione e di delocalizzazione produttiva, ma anche dall’abbandono di intere aree urbane ormai di difficile gestione, caratterizzate dalla mancata riconversione di infrastrutture pubbliche e di riattivazione di spazi mal progettati o scarsamente valorizzati. Le città sono sempre più sottoposte ad un crescente esclusione sociale e urbana, sintesi di un degrado generale che porta la qualità della vita al di sotto degli standard di molte realtà europee.
Per arginare questo processo continuo di decadenza sono necessari interventi mirati alla reinterpretazione e rigenerazione di vaste aree urbane, operazioni necessarie alla salvaguardia non solo dei patrimoni edilizi ma anche a quello dell’intero ambiente urbano. Le strategie di rigenerazione mirano quindi ad intervenire nelle aree con politiche di fusione tra piani di riqualificazione ed interventi specifici di ricollocazione sociale di queste realtà. Gli interventi tecnici e fisici, uniti alla bonifica degli spazi ed al risanamento dei cicli urbani, creano i presupposti per la rinascita di quelle realtà urbane ormai dismesse e in declino che possono però ancora offrire opportunità alla collettività. Dietro a questi interventi risiedono una pluralità di attività sociali, ambientali ed economiche che incrementano le possibilità di sviluppo all’interno delle zone in riconversione.
“La riqualificazione degli spazi pubblici, incidendo sulla qualità della vita degli abitanti e sul loro senso di appartenenza ai luoghi può, infatti, costituire un fattore decisivo nella riduzione delle disparità tra quartieri ricchi e poveri, contribuendo a promuovere una maggiore coesione sociale: oltre agli aspetti relativi alla casa, gli interventi si devono porre l’obiettivo della riqualificazione delle infrastrutture urbanizzative e il trattamento delle tematiche sociali, economiche, ambientali. In questo scenario la riconversione, valorizzazione ed alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, oltre ad essere una straordinaria opportunità per l’abbattimento del debito e la razionalizzazione della spesa delle amministrazioni locali, rappresenta una grande occasione per sperimentare interventi di ridefinizione e rigenerazione dei centri urbani. Un patrimonio che per consistenza, localizzazione, valore storico-artistico e sociale, è di grande importanza strategica sia per lo sviluppo a livello locale, che per il rilancio complessivo del sistema Paese” [da Il Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana – CNAPPC].
E’ necessario sottolineare come questo insieme complesso e multidisciplinare di interventi sia utile alla vera e propria rinascita di un’area che, avendo finendo il suo ciclo di vita specifico, non potrebbe tornare ad erogare servizi ed opportunità alla collettività. Rigenerare non deve essere interpretato come una seconda possibilità meno completa della riedificazione, anzi, il sostanziale vantaggio che si attua dalla rigenerazione porta ad una serie di vantaggi economici, strategici e culturali talvolta ampiamente superiori alla nuova edificazione. In questo quadro si stanno diffondendo esperienze di rigenerazione urbana ed innovazione sociale fondate sul coinvolgimento attivo di professionisti ed abitanti per un vero e proprio ridisegno delle dinamiche necessarie al miglioramento di un sistema.
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